Siamo stati chiusi per tanto tempo.
Chiusi fisicamente all’università e sui libri per riuscire a laurearci ed abilitarci nei tempi.
Nel nostro studio per cercare di avviare la professione.
E ancora, recentemente, chiusi in casa per il lockdown.
Ma spesso siamo stati chiusi anche psichicamente, rigidi nelle nostre posizioni teoriche, meccanici nel nostro approccio al paziente, statici nel nostro tentativo di crescere come persone e professionisti.
Imbrigliati in tutto questo, a volte, abbiamo perso di vista la realtà più importante: per essere psicologo non bastano i titoli e le nozioni. È indispensabile la conoscenza di una realtà affettiva che appartiene ad ogni essere umano e permea ogni atto e momento della vita.
Allora è arrivato il momento di uscire. Uscire dagli schemi e dai percorsi precostituiti, dal ricorrere a logiche sempre uguali che ci impediscono di comprendere a fondo la realtà.
Uscire dalle caselle in cui ci hanno costretti e ci siamo adagiati per permettere alla nostra realtà affettiva di venire fuori e, finalmente, di esprimersi, investire il mondo esterno, comprendere e dare risposte.