Non abbiamo più paura dei mostri “tradizionali”, sembra che di fronte al Covid impallidiscano, perdano il loro consueto vigore e il potere di spaventare, perché non sono reali, mentre questa pandemia lo è.
Eppure sembra che questo virus abbia qualcosa in comune con i vari protagonisti del nostro immaginario horror: entrambi sono destinatari delle nostre paure, ricettacolo delle nostre angosce, amplificatori dei nostri timori più profondi e nascosti. E non ci fanno paura solo per quello che sono, ma anche perché li vediamo come concretizzazioni di quelle nostre paure, realizzazione di quella parte di noi che sentiamo oscura e sembra volerci sempre suggerire che la tragedia, l’ecatombe, la caduta, i fallimenti incontrollabili sono dietro l’angolo.
Allora l’unico modo con cui possiamo affrontare i mostri, che siano personaggi inventati, persone reali o virus, è vederli per quelli che sono, senza caricarli dei mostri che abbiamo dentro di noi, legati ad una realtà affettiva delusa, non compresa, difesa, inespressa. Ed è questa la strada da fornire ai nostri pazienti per aiutarli ad affrontare la crisi dovuta alla nuova emergenza Covid-19, accanto all’attenzione e alla cura degli aspetti medici, tornare a considerare le realtà affettive.