Oggi parliamo di pandemia e il Covid-19 non è più solo un problema cinese o italiano, assistiamo ad un intero mondo che rallenta, che frena e si ferma.
State a casa. Stay home.
In un range che va dallo spaesato al disperato, privo dei vecchi punti di riferimento che rendevano comoda e conosciuta la propria vita, le persone si trovano a vivere una quotidianità del tutto nuova e per alcuni allarmante. «Una cosa simile l’ho vissuta quando fu rapito Moro» mi racconta un paziente. «In ogni strada di Roma c’erano i militari, perquisizioni a valanga, incursioni improvvise. E poi posti di blocco ovunque, per rendere impossibile ogni spostamento. Anche in quel momento fummo limitati nella libertà. Oggi è peggio».
I comunicati del Presidente Conte, la quarantena, i balconi con le persone che applaudono il sacrificio dei medici, le lotte contro chi fa jogging, il decreto “Cura Italia”, la posizione dell’Europa, gli aiuti dai paesi di tutto il mondo: ogni evento, positivo o negativo che sia, lascia una traccia indelebile nelle persone che continuano a realizzare la propria vita familiare, sociale e lavorativa., nonostante la preoccupazione per la vita, i tanti dubbi rispetto al futuro incerto e i limiti imposti dalla situazione.
La vita apparentemente continua, eppure alcune persone non sempre sono serene, vivono un senso di ansia, di depressione, di angoscia e cominciano ad emergere le prime manifestazioni di uno psichico in grande difficoltà. Le notizie di cronaca riportano, infatti, ogni giorno l’aumentare di omicidi, suicidi, violenze, aggressioni, richieste di TSO.
Da quando viviamo la quarantena e il blocco delle attività, abbiamo interrotto tante routine che scandivano la nostra vita. Le vecchie abitudini, i ritmi di un mese fa, i ruoli e le mansioni che rendevano piene le giornate sembrano scomparse lasciando uno spazio pieno di un vuoto incolmabile, lasciando l’essere umano nudo ed esposto ad una “assenza” che, sempre più marcata ci espone ad un Sé fragile e precario.
Questo virus, invisibile e incontrollabile, ha il potere di toglierci ogni “certezza” e fa emergere la realtà interna di ognuno di noi, un inconscio che non può più aggrapparsi alle realtà materiali (il lavoro, gli allenamenti, gli aperitivi, le ore spese nel traffico) che ci distraevano, placavano le ansie, riempivano i vuoti e contenevano la rabbia.
Le notizie di cronaca, allora, non possono semplicisticamente essere considerate come conseguenza del virus, sono in realtà l’esito di questo vuoto che non può più essere colmato con oggetti, impegni, contatti rapidi e insipidi che prima sembravano soddisfacenti e ci impedivano di sentire cosa avevamo dentro. Il disvelamento di questa illusione di appagamento, ci lascia privi di ogni possibile difesa ed esposti ad un mondo interno che soffre, scalpita e urla, che ora riusciamo a sentire e si esprime con il disagio, l’ansia, la depressione, la malattia psichica.
Come psicologi non possiamo non sapere che l’inconscio nasce come realtà affettiva valida, con la possibilità di amare ed essere amati, di riconoscersi e riconoscere l’altro, di accogliere, di comprendere, di fidarsi, di rapportarsi autenticamente, di desiderare e impegnarsi per realizzare i propri desideri. Un inconscio, poi, annullato, rimosso, scordato, a causa delle tante delusioni.
In questo senso il lavoro dello psicologo è rivolgere il proprio sguardo alle dinamiche profonde, alla realtà affettiva che muove tutto e permette di ritrovare la speranza, il desiderio e la realizzazione che possono contrapporre il pieno al vuoto e permettere che la realtà affettiva viva possa mandare via le dinamiche di angoscia e disperazione.
Solo così è possibile aiutare i pazienti a sopportare l’incertezza di una realtà così drammatica. Allora sarà possibile trasformare la chiusura in casa e i posti di blocco, da prigione soffocante e controllante, in espressione di libertà, una libertà interna che continua ad essere presente dentro di noi, ci fa impegnare in quello che vogliamo e possiamo ancora realizzare, ci fa scegliere cosa fare. Se ritroviamo questa libertà interna, siamo vivi e possiamo tenerci stretti i nostri desideri e i nostri rapporti.
Lo psicologo, come lo speleologo che scende in profondità, come l’archeologo che ricerca reperti storici di valore e nascosti, potrà riportare in superficie, pezzetto dopo pezzetto, le tante realtà valide, affettive, creative, preziose che ogni persona possiede: la realtà affettiva umana che sconfigge il vuoto, l’assenza, l’angoscia.
Cristiano Anderlini